Eva Clesis
Autrice di Lo Straordinario
Eva Clesis è nata nel 1980 a Bari. Ha pubblicato “A cena con Lolita” (Pendragon, 2005), “Guardrail” (Las Vegas edizioni, 2008), ora in una nuova edizione, “101 motivi per cui le donne ragionano con il cervello e gli uomini con il pisello” (Newton Compton, 2010), “E intanto Vasco Rossi non sbaglia un disco” (Newton Compton, 2011), “Parole sante” (Perdisa Pop, 2013), “Finché notte non ci separi” (Lite Editions, 2014), “Lo Straordinario” (Las Vegas edizioni, 2018).
Primo capitolo
Prologo
Nella tasca sinistra ha lo scontrino del tabaccaio, la pagina di una nota del suo diario strappata dal suo diario, quattro Dietorelle ai frutti di bosco che si sono appiccicate tra loro formando un unico magma gommoso e pieno di pilucchi, un fazzoletto sporco di moccio, il suo accendino blu e nell’angolino dei minuscoli pallini di lana.
Ma se continuerà a frugarci dentro con le sue unghiette rosicchiate e taglienti, oltre a questa roba avrà anche un bel buco e, tempo qualche altro secondo, ci sarà solo il buco più largo della storia delle tasche sinistre bucate e niente altro.
Tutto il resto cadrà per terra, ma il mostro di caramelle non farà rumore.
Nella tasca destra ha i soldi, nella somma di cento euro che la nonna paterna le ha dato il giorno del suo compleanno perché lei si comprasse un giubbotto nuovo e buttasse via quello vecchio. Miracolo che la vecchia glieli abbia sganciati, ha penato per averli. Somma che invece utilizzerà per comprarsi un biglietto aereo Brindisi-Londra e buttarsi alle spalle il suo passato. Un affare. Di suo ci ha aggiunto altri quattrocento euro tondi, ammettendo pure che come cifra non sia granché ma è la miseria che ha guadagnato lavorando quest’estate in una ditta di sottoli e conserve. Addetta alla pulizia delle verdure.
Li ha risparmiati pensando che i soldi della nonna da soli non bastassero, che per comprarsi un biglietto aereo dell’ultima ora cento euro fossero un po’ pochi.
In realtà non conosce ancora il giorno e l’ora di questa sua partenza maledetta. Forse domani. In cuor suo lo spera.
E se domani non riuscirà a svignarsela sarà comunque molto presto, ragion per cui per il biglietto le tocca fare il calcolo in eccesso.
Poi bisognerà considerare le necessità del viaggio, perché un po’ di spirito pratico serve sempre, anche quando si decide, come sta facendo Alice, di scappare di casa a sedici anni.
Chiedetele se ha paura di farlo, lei vi risponderà di no.
Aggiungendo che negli anni passati ci ha già provato, ma non con la stessa determinazione.
Chiedetele se ha un’altra scelta, se non crede che la sua sia una pazzia.
Ma le prossime risposte vi lasceranno un po’ perplessi.
La prima è ancora no.
Ovvio che non ha altra scelta.
Anzi, quella di fuggire è la prima decisione autonoma che prende in vita sua, senza che nessuna autorità vera o presunta ci ficchi il naso o disponga cosa sia giusto per lei, salvo poi gettarla nei casini, lasciarla nella merda e dimenticarsene, come in effetti le è capitato.
Quando è rimasta orfana di mamma e papà un anonimo tribunale ha scelto il suo destino.