
Daniele Vecchiotti
Autore di Il cosmo secondo Agnetha
Daniele Vecchiotti è nato a Genova nel 1974. Ha pubblicato due racconti nell’antologia “Men on men 4” (Mondadori, 2005). “Il cosmo secondo Agnetha”, ripubblicato nel 2017, è stato il suo romanzo d’esordio (Las Vegas edizioni, 2008), al quale ha fatto seguito “La signorina Cuorinfranti” (Zero91, 2011). Per il palcoscenico, ha scritto le commedie “Figli Maschi” (Teatro Cargo, 2000) e “Tutto Matto – C’erano una volta gli Anni ’80” (Officine Papage, 2011).
Primo capitolo
1
Ditelo a Marisa
«Cosa vi sembra, Danielita: secondo Voi ci sta?»
Niente da fare. Clodette insegue tra gli scaffali di cibo preconfezionato un ragazzotto carino carino, probabilmente appena uscito dai teen, carnagione olivastra lampadato nature, capello corto al limite del rasato, muscolo sexy, tutte le carte in regola insomma, e io mi sento disarmato. Non ho speranze: per quanto potrò sforzarmi, non mi libererò mai di tutto questo. Passerò il resto della mia vita così, a correre dietro ai pantaloni aderenti del fighetto di turno, riempiendomi carrello e frigo di tonno, fagioli e yogurtini sapori misti che poi non mangerò, inscatolato in questa inguaribile malattia di venire a rimorchiare al supermercato.
Ho cercato in mille modi di avere altre storie da raccontare, smettendola di essere un semplice luogo comune, ma non è possibile, non ci si riesce, sono schiavo volontario di una scelta che, mio malgrado, mi trasforma in un cliché, in un target del mercato erotico, che mi fa obbedire a istinti precotti, impedendomi di diventare qualcosa di più che un semplice gusto sessuale, appiccicandomi sulla fronte un’etichetta a marchio registrato, GAY®, la cui data di scadenza pretenderebbe di coincidere con quella del mio funerale.
Così, alla resa dei conti, deluso da me stesso, di nuovo vado dietro ai capricci di Clodette, e accosto il carrello a quello del bellimbusto, sorridendo al suo sorriso. Cogliendo al volo l’ennesima occasione per dimostrarmi omosessuale di successo, perdo un’altra buona opportunità di essere un uomo e basta.
Però giuro che è l’ultima volta. Non passerò il resto della mia vita così, a pedinare un uomo mentre pedina il bonzo del giorno tra le file di un cinema a luci rosse, nella toilette di una discoteca di tendenza, o tra gli scaffali dell’hard discount consigliato dalla guida ai migliori luoghi di rimorchiaggio omosessuale. L’ho fatto per un bel po’, d’accordo, mi sono guadagnato la mia bella fama da “uno di quelli” e un’amica col pelo sul petto che mi chiama Danielita, ma adesso basta. L’ho smessa del tutto con quella roba, con le dinamiche del corteggiamento tra maschi, con le canzoni di Mina e della Carrà, le vacanze in Grecia, i film a tematica obbligata; con tutti quei preconfezionamenti da target del mercato erotico che liberano una persona dal suo ghetto sociale solo per infilarla in una nicchia di mercato. Sei anni dedicati alla bassa letteratura omosessuale sono più che sufficienti, specie considerando che io omosessuale non lo sono mai stato, né mi è mai riuscito di esserlo. Era un mestiere, uno come tanti altri, scrittore di libretti pornografici per soli uomini, ci ho messo tutto l’impegno dovuto a chi mi pagava le fatture, dal punto di vista contrattuale nessuno può recriminare nulla, ho fatto del mio meglio, ma adesso basta, non me la sento più. Senza offesa, per carità, ma mi sono un po’ rotto di essere preso per un finocchio pure io. Non mi interessa più, grazie mille, grazie di tutto, ma io lascio.
Finocchi sarete voi.