Sandro Carlesso
Autore di Il volo del surfista
Sandro Carlesso è nato nel 1973 a Mestre (VE) e vive in provincia di Venezia. Ha pubblicato “Il volo del surfista” (Las Vegas edizioni, 2011).
Primo capitolo
DICEMBRE 2006 – Luca a Canoa Quebrada, Brasile
Sì, sono bello.
Sì, sono tanto bello.
A volte penso di essere addirittura troppo bello.
È dicembre, e cammino in ciabatte infradito per la via principale di Canoa Quebrada.
Via principale, si fa per dire… un po’ di negozi, tre quattro bar e qualche ristorante. Hanno il coraggio di chiamarla Broadway.
È quasi l’ora del tramonto, ma il sole illumina ancora questo venerdì pre-natalizio del Nordeste brasiliano.
La strada è scarsamente affollata e mi muovo pigro sorseggiando il Mojito che mi sono fatto preparare lasciando la spiaggia. Non volevano darmelo nel bicchiere di vetro, ho comprato pure quello.
L’alcol mi fa girare un po’ la testa.
Eh sì, perché solamente la colazione mi ha sostenuto nelle ore passate in acqua a cimentarmi nel kite-surf e oramai lo stomaco è vuoto.
Sorrido alla ragazza del negozio di tatuaggi che mi segue con lo sguardo.
Che sia lei la mia donna di questa sera?
Un ultimo sorso e resta solamente il ghiaccio nel bicchiere che abbandono sopra a una panchina, sarà utile in una delle tante baracche che stanno dietro alle costruzioni in pietra della strada principale.
Incrocio un’altra ragazza che trascina per mano il fratello minore, o forse è il figlio. Non sarebbe da stupirsene, qui.
Che sia lei?
Mi fermo davanti a un negozio a guardare i pareo che si muovono al vento, tocco distrattamente quello con la bandiera del Brasile: “ordem e progresso”, leggo.
Saluto Nenè, ogni mattina la incontro davanti alla scala che scende verso il mare; mi risponde con un “ciao, bello” imparato da qualche turista. Fa sì con la testa quando muovo le braccia per dirle che la aspetto per ballare, stasera.
Che sia lei?
Entro nel negozio di costumi. È un mistero come tiri avanti questo posto, ha dei prezzi da Ferragosto a Rimini.
È già la terza volta in due giorni che faccio un giro dentro. Le commesse, ce n’è una per piano, penseranno che ho visto qualcosa che mi piace, ma che sono uno di quei clienti eternamente indecisi, “vorrei-ma-non-posso”.
Niente di più sbagliato. Io posso sempre, se voglio.
È che non capisco i prezzi che hanno, voglio verificarli ogni volta che ci passo davanti.
Mi distrae la risata di due ragazze che tengono in mano un inguardabile cappellino viola. Uno sguardo nella mia direzione, la moretta più bassa dà di gomito all’altra e tac, di punto in bianco non ridono più.
Che siano loro? Assieme?
Fuori dal negozio una folata di vento mi spinge di nuovo i capelli ricci davanti agli occhi. Prendo il cappellino legato al laccio del costume e me lo metto. Col frontino dietro, ovvio.
Con questo gesto mi mimetizzo, anche.
Mi trovo di fronte la vecchia senza età che in spiaggia ha insistito per leggermi la mano; ricordo chiare le sue parole: «Un volo… un volo cambierà la tua vita. Meglio, un volo deciderà la tua vita.»
Lo sguardo della veggente di nuovo mi inquieta leggermente ma, chiaro, non credo a queste cose. Però magari ci ripenserò quando prenderò il prossimo aereo, è normale.
E poi non voglio che la mia vita cambi, va benissimo così… mi sento il padrone del mondo!
Sono il padrone del mondo!!!
Esco dalla zona pedonale e dopo pochi metri già tutto è diverso: solamente alcune posade spezzano il panorama di case fatiscenti.