La chiave di Nona

di Manuela Giacchetta

5,6914,25

Lei crede che ci sia nella costanza dell’errore una forma di perfezione?
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Due violoncelliste si ritrovano alla ricerca della propria identità. L’una nel passato, attraverso la musica.

L’altra nel presente, attraverso il silenzio.

Nona Martini è una ragazza molto timida e introversa. È legata alla sua rigorosa solitudine, covata ai margini di un segreto.

Agata Romanenko, al contrario, è una famosissima quanto discussa concertista, costretta a un tragico silenzio. Sotto gli occhi di tutti per la sua disinvolta vita privata, si ritrova suo malgrado a dover affrontare la sua storia irrisolta con Valerio.

Entrambe le musiciste sono legate al mistero di una chiave musicale.

La sua rivelazione dipenderà da una terza donna, Elena, fragile madre di un neonato che diventa il destinatario di tutti i suoi pensieri.

Pagine: 155
Formato cartaceo: 15 x 21
Formato ebook: epub senza DRM
Uscita: ottobre 2022
Isbn cartaceo: 9788831260206
Isbn ebook: 9788831260213

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Manuela Giacchetta

Manuela Giacchetta

Autrice di La chiave di Nona

Manuela Giacchetta è nata 1972 a Fabriano (AN). Attualmente vive e lavora ad Ancona. Ha pubblicato “Bowling e margherite” (Las Vegas edizioni, 2011) e “La collezione Lancourt” (Las Vegas edizioni, 2013).

Il suo ultimo romanzo è “La chiave di Nona” (Las Vegas edizioni, 2022).

Primo capitolo

Il passato di Nona Martini

“Il ritrovamento dello spartito – la sua straordinarietà – richiederà
un’esecuzione altrettanto straordinaria.”
(4 marzo 2005)

Suonare il violoncello era sempre stata una faccenda privata, per Nona Martini.
Lo suonava dall’età di quattro anni, da quando sua madre glielo aveva messo fra le braccia e lei aveva iniziato a pizzicarlo come un’arpa, dato che era alto il doppio di lei.
Da quel giorno non se ne era più separata.
Nona Martini era l’ultima nata di cinque sorelle. La madre di Nona, dopo la nascita della quarta figlia, aveva avuto altre quattro gravidanze ostinate e sfortunate. Poi arrivò lei, la nona, appunto.
Nona Martini si era sempre rifiutata di rappresentare la consequenzialità numerica di otto sorelle e, dall’età di cinque anni, aveva associato il suo nome alla Nona Sinfonia, perché fu a quell’età che il prestigioso ospite della locanda di famiglia raccontò loro di Beethoven, il compositore che elaborò il suo ultimo capolavoro ormai da sordo, come a dire che lui, la musica, ce l’aveva dentro e non aveva bisogno di ascoltarla: lui la scriveva per gli altri, per buttarla fuori.
Fu per questo tipo di approccio che Nona Martini iniziò a pensare alle note come a qualcosa che dovesse essere smaltito.
Quando cercava di farlo capire alla madre e alle sorelle, da bambina, contorceva le mani e si contraeva tutta, fino a far assomigliare la musica a un grumo alieno di cui doversi liberare alla svelta.
Iniziò a suonare così, Nona Martini: come una liberazione.

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