Davide Bacchilega
autore di Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati
Davide Bacchilega è nato a Lugo (RA) nel 1977. Attualmente vive a Lugo e lavora a Bologna in un’agenzia di comunicazione. Per Las Vegas edizioni ha pubblicato anche i romanzi “I romagnoli ammazzano al mercoledì” (2015 e 2020) e “La più odiata dagli italiani” (2017). “Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati” (2016) ha avuto un grande successo di critica e pubblico e torna ora in una nuova edizione.
Primo capitolo
1°
Mi state sul culo
Mi state sul culo tutti quanti, voi malati di calcio.
Mi stanno sul culo i vostri lunedì di merda, guastati da una sconfitta in casa. E le vostre vigilie infestate di scaramanzie, tra scongiuri e amuleti da improvvisati santoni. Mi stanno sul culo le vostre sciarpe a strisce, le vostre felpe infittite di simboli, le vostre tazze scudettate. Mi sta sul culo l’altalenante immedesimazione emotiva nelle sorti della vostra squadra. Se si vince è un’estasi, se si perde è un lutto.
Mi sta sul culo quel vostro parlare al plurale con cui vi appropriate senza diritto di meriti che non vi sfiorano, o con cui al contrario vi dissociate lesti dalla causa quando qualcosa va storto. Oggi abbiamo vinto, plurale, prima persona. Ieri hanno fatto schifo, sempre plurale, ma terza persona.
Mi stanno sul culo i telegiornali che braccano la cronaca di un rigore dubbio, spacciando un giochino banale per una realtà rilevante. Mi stanno sul culo le dozzine di trasmissioni televisive fondate su chiacchiere in fuorigioco e pensieri al ralenti. Mi sta sul culo l’invadenza ciarliera di tre quotidiani sportivi, quando le molestie inflitte da uno solo rappresentano già una tortura per cui chiedere una moratoria.
Mi stanno sul culo le vostre mogli, fidanzate, compagne, amichette e puttane di turno, costrette a scoparsi le paturnie calcistiche che dal salotto vi trascinate direttamente nel letto, più pressanti dei problemi in ufficio, più pesanti del lavoro in fabbrica.
Mi sta sul culo quella donna che perdona uno schiaffo, perché “non era davvero arrabbiato con me: la sua squadra aveva perso”. E ora zitta, ché c’è la Domenica sportiva.
Mi stanno sul culo gli sproloqui da bar, le risse da stadio, i cori contro. Mi stanno sul culo il vostro campanilismo, il vostro sciovinismo, il vostro razzismo, il vostro fascismo, la vostra mediocrità, la vostra ignoranza, la vostra stupidità, la vostra coglionaggine. Mi stanno sul culo tutte le vostre energie disperse in nulla, tutta la vostra rabbia sprecata in un’inutile crociata.
Mi state sul culo tutti quanti, voi tifosi del calcio. Che non avete altra religione, se non il calcio. Che non avete altro oppio, se non il calcio. Che non avete altro argomento, se non il calcio. Che non avete altro sentimento, se non il calcio. Che non avete altra distrazione, se non il calcio. Che non avete altra passione, se non il calcio. Che non avete altro modo in cui spendere il tempo, se non il calcio. Che non avete altro modo in cui spendere il denaro, se non il calcio.
Mi state sul culo tutti quanti, voi morti di calcio che vivete solo di calcio.
Anch’io vivo di calcio. Però a differenza di voi stronzi, e grazie anche a voi stronzi, a me hanno appena offerto un contratto da tre milioni e mezzo di euro.
All’anno.
Netti.
Chiamatemi scemo.