
Simone Cerri
Autore di Non sparate sul regista
Simone Cerri è nato a Milano nel 1973. Dai suoi libri, “Italian Tabloid”, “La farfalla di Lana Turner”, “Un condominio di gente dabbene” e “Non sparate sul regista” (Las Vegas edizioni, 2016) non sono stati tratti dei film. Personaggio tragicamente anacronistico, nel tempo libero tira di scherma, compone minuetti, fa di conto e compone strambotti per la sua bella.
Primo capitolo
Introduzione
L’uomo del terzo millennio pensa di sapere quasi tutto. Ha esplorato prima il pianeta camminando, navigando o volando, poi ha cominciato a occuparsi del cosmo. Infine si è guardato dentro, studiando la psiche, il cervello, la società e ogni causa utile per ricercare le motivazioni più profonde dei nostri comportamenti.
Non ha capito molto della Terra, poco del cielo e meno ancora dell’uomo. Ma l’indagine è stata fatta. Dove rivolgere dunque l’attenzione della ricerca oggi?
Consultando i giornali si scopre, ad esempio, che alcuni scienziati stanno cercando di sparare molecole in una galleria in Svizzera per dimostrare se ha più accelerazione un neutrino ticinese o la Skoda Felicia della polizia cantonale. Altri si sono messi a pesare il corpo dell’uomo post mortem per capire se siamo composti da un’anima o siamo solo grosse bombole di gas inesploso che camminano. C’è chi ricostruisce gli escrementi fossili dei dinosauri per capire se gli erbivori del Siluriano soffrivano di colite spastica, e altri che si affannano a decrittare le incisioni rupestri per sapere se anche gli etruschi soffrivano di forfora.
L’homo sapiens sapiens crede di conoscere tutto di sé e di quello che lo circonda, tanto che le attuali ricerche scientifiche si rivolgono verso il futile, ossia quelle rare zone inesplorate del sapere umano. Ma se prendiamo la nostra giornata tipo (sveglia, tragitto casa-lavoro, lavoro, tempo libero, cena, tempo libero), ci rendiamo conto che c’è almeno una zona buia nella quotidianità di ognuno di noi, un momento dove il cosiddetto metodo scientifico, unitamente al buon senso, viene gettato in fondo a un oceano.
Pensateci bene: sapete esattamente le calorie di ciò che assumete a ogni pasto, quale combustibile utilizza il mezzo che vi porta al lavoro, quante serie di addominali dovete fare in palestra, che cosa è uno spread, quanto vi rendono le vostre obbligazioni, che cosa avete compreso nel vostro piano tariffario telefonico. Tutte cose complicate con le quali avete a che fare tutti i santi giorni e che conoscete in modo approfondito. Di fatto sapreste spiegare razionalmente ogni scelta o atto della vostra giornata o fenomeno al quale assistete. Eppure, eppure, non sapreste spiegare perché il buono e il cattivo in un film si inseguono sempre sopra il treno e mai negli scompartimenti. Perché durante le sparatorie c’è sempre un uomo che cammina sul lucernario. Perché gli agenti dell’FBI hanno tutti la faccia come il culo e tramano contro il nostro eroe, che pure è l’incarnazione del bene. Perché nessuno balbetta al cinema e le ricercatrici di artropodi del Borneo sono più belle di una Coniglietta di Playboy. Perché il cattivo blatera per ore prima di sparare. Perché l’amico del nostro eroe prima di morire recita un monologo anche se è stato colpito con una cannonata in pieno ventre. Perché cerchino di ammazzare il nostro eroe infilandogli una tarantola nel letto (già che erano entrati in casa non potevano sparargli?).
Francesca –
Mi è stato regalato da un’amica perché sono appassionata di cinema. In un momento un po’ difficile della dmia vita questo libro mi ha strappato più di una risata.
Forse quando dicono che i libri fanno bene alla salute… intendono questo.
Francesca
FABRIZIO (proprietario verificato) –
L’ho letto tutto di un fiato, asciugandomi spesso le lacrime dal troppo ridere.
Quando guardi film e serie tv non ci pensi, a certe cose. Un plauso all’autore per avere tirato fuori “gli scheletri nell’armadio” degli sceneggiatori. Bravo!
Chiara (proprietario verificato) –
Scommettiamo che dopo aver letto questo libro, non guarderete più i film con lo stesso occhio?
Annarita –
Mi sono imbattuta per caso in questo libro e devo dire che l’ho preso solo perché incuriosita dal titolo. Adesso che l’ho letto non ne sono affatto dispiaciuta perché con verve e umorismo Simone Cerri ci conduce pagina dopo pagina tra i luoghi comuni dei film americani ai quali magari non facciamo più nemmeno caso e che pure vivono e prosperano. Il libro è diviso in tre parti nelle quali l’autore esamina con occhio disincantato i personaggi, i luoghi e le situazioni e lo fa sempre con ironia e con simpatia, con un linguaggio semplice ma non banale e, vivaddio, corretto e gradevole. Ho trascorso qualche ora piacevole e ho pure riso di gusto.