Andrea Malabaila
Fondatore di Las Vegas edizioni
Andrea Malabaila è nato a Torino nel 1977. Ha pubblicato il primo romanzo a ventitré anni e da allora il vizio della scrittura non l’ha più abbandonato. Fino a qui i romanzi sono otto: “Quelli di Goldrake” (Di Salvo, 2000), “Bambole cattive a Green Park” (Marsilio, 2003), “L’amore ci farà a pezzi” (Azimut, 2009; Clown Bianco, 2021), “Revolver” (BookSalad, 2013), “La parte sbagliata del paradiso” (Fernandel, 2014), “Green Park Serenade” (Pendragon, 2016), “La vita sessuale delle sirene” (Clown Bianco, 2018), “Lungomare nostalgia” (Spartaco, 2023). Nel 2007 ha fondato Las Vegas edizioni, per cui ha anche curato “Viva Las Vegas” (2008) e “Prendi la DeLorean e scappa” (2015).
Insegna Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Primo capitolo
Mutando (di Daniele Vecchiotti)
Sala 2, fila N, posto 15.
Colpito e affondato.
Al cuore.
Sono trent’anni esatti che non entro in questo cinema, e su un’anima d’annata come la mia i troppi segni del tempo trascorso lasciano addosso lo stesso deludente gusto di questa Coca-Cola annacquata. Te la allungano con un chilo di ghiaccio, ormai, versandola dentro un bicchiere di cartone freddo, asettico e privo della ormonale sensualità tipica di quelle vecchie, sinuose bottigliette
in vetro che sembravano studiate apposta per noi, ragazzini perennemente assetati di curve.
È cambiato proprio tutto, da allora: la vecchia platea è stata suddivisa in tre sgabuzzini con uno schermo grande sì e no quanto l’ultimo modello di Tv al plasma LG, e la galleria in cui i più grandi di noi salivano a coppie per le prove generali di petting spinto sognando un’altra dimensione ha finito col trasformarsi nell’ipertecnologica Room 3D Dolby Surround dove lo spettacolo risulta così travolgente e sensoriale che per lo spettatore non è nemmeno necessario avere una propria fantasia, aggiungere qualcosa di suo. Da anni è vietato fumare, e non accade più che a metà pomeriggio la parte alta della sala sia già avvolta in una nuvola di nicotina. Anche il sistema di proiezione non è quello di un tempo: la perfezione del digitale ha reso obsolete le vecchie pizze a 35 mm con la capricciosa pellicola sempre in cerca di mille attenzioni, e adesso, grazie allo straordinario progresso della tecnologia, i film hanno tutti quel retrogusto insapore di popcorn più propenso a finire sul pavimento che dentro lo stomaco.
Insomma non è più lo Splendor di una volta, ma un triste, anonimo agglomerato di plastiche varie tenute insieme da un nome che sarebbe perfetto per un integratore di ansia: Multiplex.
Solo il titolo in programmazione stasera sembra non aver subito gli effetti del tempo. Ritorno al futuro. Proiezione eccezionale One Night and One Night Only in occasione del trentennale dell’uscita nelle sale italiane. Insomma un’occasione che non dovevo perdere per sganciarmi per sempre dal tempo andato e, all’alba dei quarantatré, cominciare magari a pensare anche io al domani.
Luca ‘Boero’ Terlizzi –
Potessi tornare indietro.
Chi non l’ha desiderato almeno una volta nella vita?
Viaggiare nel tempo a bordo della DeLorean di Doc Brown e rimettere a posto tutti gli errori della propria vita. E se fosse possibile, poi, cosa potrebbe succedere?
Tutto e niente.
Andrea Malabaila (già autore di Quelli di Goldrake, Bambole cattive a Green Park, L’amore ci farà a pezzi, Revolver e La parte sbagliata del paradiso) raccoglie diciotto fantastici viaggi nel tempo in occasione del trentennale di Ritorno al futuro.
Racconti dai toni profondamente diversi, piccoli capolavori unici nel loro genere che citano (in maniera più o meno esplicita) il film di Zemeckis. Ma ciò che si rimpiange, in fondo, sono sempre le stesse cose.
Un amore perduto, la morte di una persona cara, un fallimento nella propria vita. C’è chi vorrebbe indietro per salvare la donna che ama, chi vorrebbe tornare indietro per uccidere qualcuno (Terminator?), chi vorrebbe tornare indietro per uccidere sé stesso, impedendo ai genitori di sposarsi e convincendo il futuro padre a prendere i voti. C’è chi vuole tornare indietro per paura d’invecchiare, perché si è accorto che invecchiando si diventa Biff Tannen e non George McFly. Ma c’è anche chi vorrebbe tornare indietro per incontrare grandi artisti, per diventare lui stesso una celebrità o per imparare a ballare il rockabilly.
C’è perfino chi, come il signor Scrooge di Dickens, vede per un attimo un futuro spaventoso e decide di cambiare vita.
Una particolare nota di merito va a “Potessi tornare indietro” di Vito Ferro e “Caro M.” di Eva Clesis. Il primo è un malinconico racconto sullo stile di Raymond Carver che si trasforma improvvisamente in un prequel della trilogia. Il secondo è una lunga lettera indirizzata a Marty McFly da altri personaggi del film, che dopo trent’anni hanno finalmente la possbilità di sfogarsi e dire il loro parere.
Spesso le storie di viaggi nel tempo vogliono raccontarci grandi simboli politici e sociali seguendo l’esempio di H.G. Wells.
Back to the future ha il piccolo grande merito di aver reso celebre un tipo di viaggio alternativo. Un viaggio nella memoria, nella propria vita, nella storia della propria famiglia. Un tipo di viaggio che solo uno sconfitto, un loser come McFly vorrebbe fare.
Molti personaggi pieni di rimpianti lo avevano preceduto nelle storie di science fiction controcorrente degli anni Cinquanta e Sessanta (basti pensare a Philip K. Dick) ma nessuno raggiunse mai il grande schermo e il grande pubblico.
Grazie, ‘Doc’ Zemeckis. La tua DeLorean è diventata un simbolo di cambiamento e di rinascita personale. E questi diciotto autori lo stanno celebrando oggi, nel futuro. Te lo saresti mai aspettato?
Chiara –
Diciotto racconti ispirati proprio alla saga di Zemeckis, scritti e pubblicati per festeggiare il trentennale della serie cinematografica ancora amata e apprezzata in tutto il mondo.
Racconti in cui si ride, si ricorda, si riflette, si ci commuove e si ci pone domande e in cui è proprio il tempo a farla da padrone e con esso il tentativo di volerlo fermare, distorcere o modificare.
Sonia –
Una raccolta a tratti delicata, sospesa, ironica, divertente ma tagliente. Una vena di malinconia attraversa tutti i racconti, piccole perle di quotidianità sospese tra rimpianto e sogno. Il tempo che avremmo voluto, il tempo che rimane: un libro che senza arroganza pungola le emozioni del lettore e che, pensate, riesce a farlo anche se letto a piccole dosi. Potete interromperlo e riprenderlo, non perderete il filo.