Elia Gonella
Autore di Tenebre
Elia Gonella è nato nel 1987 ad Arzignano (VI), vive a Milano, e ha pubblicato (col suo nome e con lo pseudonimo Hector Luis Belial) i romanzi “Saxophone Street Blues” (Las Vegas edizioni, 2008), “Making Movies” (Las Vegas edizioni, 2009), ora riproposto in una nuova edizione, “Alla corte del Re Cremisi” (Las Vegas edizioni, 2011), “Tenebre” (Las Vegas edizioni, 2018). Lavora come sceneggiatore per il cinema e la televisione.
Primo capitolo
El Niño, parte I
La ritrovarono in una pozza di sangue. Nuda, bellissima, e morta. Solo un altro rifiuto solido umano, gelido nella notte di Saxophone Street.
Gli occhi di Samuel Brown erano massi di ghiaccio nero, fumosi e tranquilli come due bombe a mano; negli ultimi settant’anni erano diventati più duri di qualsiasi gancio fosse mai arrivato a pestarli. Ma nonostante questo, crollarono in mille pezzi, gli occhi e il cuore del vecchio Brown si sgretolarono – come pagine epiche e ammuffite nel più umido e dimenticato armadietto dell’archivio della polizia – quando la videro in quello stato.
Era tornata a morire lì, nello stesso identico punto in cui, sei mesi prima, qualcuno le aveva piantato un coltello nella fica. Il taglio saliva fino allo stomaco. Il coroner, un tipo verde come le salme crivellate di piombo che costituivano la sua più fedele compagnia, aveva dichiarato con un ghigno: «L’hanno aperta in due.» Il genere di umorismo di chi scherzerebbe sull’alzheimer di sua madre.
La prima volta, però, si era salvata. L’avevano ricucita, ripulita e spedita in una stanza di manicomio con un pacco di fogli sotto il braccio. Circa trentasettemila parole per dichiarare che era diventata pericolosa per se stessa. Lei di parole non ne disse più nemmeno una. Neanche a Samuel Brown.
Poi, un bel mattino, trovano la stanza di manicomio vuota, sangue sul vialetto candido, e il suo cadavere nell’unico posto in cui avrebbe potuto essere. A Saxophone Street. Il buco di culo della città. Il buco di culo del mondo.
Aveva soltanto sedici anni.
Devo ammettere che avevo un debole per lei. Mi pesa, questa parola, debole, riferita a me stesso.
Gli uomini sono deboli, gli uomini possono sbagliare. Ma io sono un killer; l’errore non è contemplato nel mio mestiere. Anche avere un debole per una ragazzina non è contemplato. Specie quando la ragazzina vende il crack nei ghetti.
Ma lei era come me. Stessa maledetta stirpe di parassiti. Noi esistiamo, in questa città, esattamente come i virus all’interno della carne, gli errori di programmazione invisibili tra le righe del codice. Interferenze relativamente piccole nel continuum del sistema. Non abbiamo nome. Nessuno sa da dove veniamo. Né dove finiremo. Niente documenti, niente certificati, carte di credito, conti correnti, foto di famiglia, mutui, stipendi, legami.
Siamo invisibili, sì, eppure esistiamo. Poi, certo, c’è chi guadagna grosse somme di denaro per uccidere delle persone. E c’è chi fa la fame e muore ammazzato in Saxophone Street.
Fa parte del gioco.
Simona –
Ieri ho finito di leggere “Saxophone Street Blues” di Hector Louis Belial…Dovessi descriverlo in una parola, lo definirei geniale. Uno stile personalissimo anche se ricco di citazioni, espedienti inaspettati e originali (come lo Spoiler Follows), per non parlare del finale, che ho trovato davvero un tocco di genio. Mi devo contenere, perchè non voglio spoilerare nulla, ma sono davvero entusiasta. Fantastico.
giuse alemanno –
‘Saxophone street blues’ è stata una buona lettura, un colpo di vento fresco nelle mie solite frequentazioni librarie. H.L. Belial è abile, son ben scritte soprattutto le storie dentro le storie, quelle del coltello nero o dell’imprendibile Toni Ajello – che è d’obbligo immaginare con la faccia di Kevin Spacey – son esempio sufficiente.
Il romanzo, però, soffre di discontinuità – limite tipico degli autori spontanei – lasciando che la seconda parte si lasci preferire alla prima.
Assolutamente condivisibile l’intermezzo sulla scrittura/lettura.
La parte iniziale restituisce la sensazione che si avverte gustando cibi troppo conditi, come un contropiede che richieda più di quattro passaggi prima del goal.
Così.
Ma la caratteristica migliore del romanzo è la disarmante onestà dell’autore che riverbera in ogni rigo, in ogni soluzione narrativa, nella storia di ogni personaggio.
In un panorama letterario nazionale irto di parolai, un autore che si distingue per la completa adesione alla sua opera è una rarità.
giuse alemanno – manduria, 9 febbraio 2018